Carissimo LettoreLa
Persona Umana non è un bene di comune valutazione e sotto certi
aspetti costituisce un… “grande mistero”.
Gaio, nello schema personae delle Istitutiones ammoniva che
costituisce una “inaestimabilis res”, sia per tutti quei valori che
la costituiscono e che prescindono dai criteri di mera valutazione
economica, sia, soprattutto, perché non può essere giudicato e
valutata un bene alla stregua di qualsiasi, ma deve essere
considerata, oltre che per un eventuale pretesa ad una riparazione
corporea “come un mondo e come una storia”.
Come un “mondo”, perché attorno a quella vita toccata da un
illecito, esistono esseri dotati di interessi e di bisogni da
soddisfare e, come una “storia”, perché quella vittima di oggi è
destinata ad una sua autonoma vita con diritti e obblighi da
calcolare nel risarcimento. Con questa qualificazione della persona
umana, il giurista romano del secondo secolo d.C., seguace della
scuola dei Sabiniani, merita di essere definito un antesignano del
danno alla persona.
Il sintagma galano, che ammonisce a ritenere che “non ci può essere
mai adeguato risarcimento per riparare al danno delle cicatrici e
delle deformazioni subite dal corpo di uomo libero” non deve essere
inteso quale inno alla lievitazione iperbolica dell’indennizzo
risarcitorio e meno che mai ad un mero concetto di panrisarcibilià:
tutt’altro! Vuole solo costituire lo stimolo a ponderare ogni
situazione da caso a caso “cum grano salis”.
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